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Adolescenza tra passato, presente e futuro

  • Tiziana di Fazio
  • 11 dic 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

I Maneskin, una delle band più scoppiettanti di X Factor 2017. Hanno tra i 16 ed i 18 anni e sono giovani, energici, creativi, belli, pieni di speranza e sogni, come la maggior parte degli adolescenti. Quando viene chiesto loro di cosa parli la loro canzone “Chosen”, il leader del gruppo, Damiano, risponde prontamente: “di me, a 17 anni potevo conoscere soltanto me stesso”. Vero! Chi altro un adolescente potrebbe conoscere meglio di se stesso e del gruppo dei pari? Damiano, inconsapevolmente, ha riassunto molto bene in una semplice frase un vissuto presente in ogni adolescente, ossia il contatto con la propria realtà interna, fatta anche di sogni e di aspettative legate al futuro. L’adolescente infatti, a differenza dell’adulto e della persona anziana, ha davanti a sé un futuro molto lungo e proprio per questo motivo vive di aspettative e non di ricordi. L’aspettativa è una “posizione” che si collega al futuro mentre il ricordo al passato ed i giovani hanno un passato breve e un futuro lungo innanzi a loro. Incerto ma lungo. Sognando e desiderando il loro futuro si distaccano dalla fase precedente, dall’infanzia, e dalle figure genitoriali, alla ricerca ed affermazione della propria identità. Per definizione l’adolescenza rappresenta un processo di simbolizzazione, ovvero una “ridefinizione complessiva della propria identità; non cambia solo quello che l’adolescente sa o sa fare, ma anche quello che è e come si vede”. Una nuova identità rappresenta, quindi, l’esito finale del superamento dei cosiddetti “compiti di sviluppo”, ovvero eventi critici o sfide di natura biologica, culturale e sociale che si concretizzano sostanzialmente nella ridefinizione della propria immagine corporea, dalla creazione di nuove relazioni interpersonali (con adulti e pari) alla capacità di mentalizzare le emozioni (P. Charmet 2004). Anche il contatto con la propria sessualità immaginata e poi vissuta è un aspetto molto importante: attraverso l’incontro con l’altro, col corpo e non solo, l’adolescente inizia a scoprire delle emozioni diverse che vivono in lui, qualcuna piacevole, qualcuna un po’ meno, qualcuna che fa paura o che fa soffrire. A volte l’orientamento sessuale non è qualcosa di chiaro e ben definito. L’adolescente può vivere un periodo di confusione e di incertezza, di bisessualità, che generalmente si risolve ma che può portare nel frattempo anche una sofferenza interna e alcune difficoltà a parlarne con una figura adulta di cui si fida. È una fase quindi evolutiva molto delicata che sicuramente porta con sé una certa dose di stress sia per l’adolescente che per i suoi genitori. I genitori di un adolescente devono infatti affrontare i cambiamenti presenti nel figlio e rinnovarsi, sia dal punto di vista educativo che personale. Devono rappresentare una guida amorevole ma ferma, pronta ad accettare e sostenere i cambiamenti che mano a mano si presentano nel figlio, favorire il suo svincolo ed elaborare il “lutto” (presente anche nell’adolescente), relativo al superamento della fase precedente. In questo periodo, inoltre, ogni adulto viene a contatto con il suo “adolescente interno passato” che funge da modello e che, inconsapevolmente, potrebbe influenzare il suo comportamento nei confronti del figlio. Il genitore potrebbe ad esempio spingere il figlio a realizzare un qualcosa che egli non è riuscito a fare o verso una determinata direzione. Se il genitore riesce ad avere accesso a questo modello interno e a esserne consapevole, ha la possibilità di entrare in relazione con il figlio senza fare confusione e senza trasferire su di lui qualcosa che non gli appartiene e nel quale non si riconosce. Solo in questo modo il genitore diventerà significativo e sarà in grado di vedere l’adolescente che gli sta davanti con le sue speranze, i suoi dubbi, le sue paure ed i suoi desideri più veri.

 
 
 

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